Cap.33 |
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pipistrello |
I Chirotteri sono un ordine di mammiferi placentati comunemente noti come pipistrelli.
Sono mammiferi antichissimi: allattano i loro piccoli e hanno il corpo ricoperto di pelo; anziché camminare e correre, volano, grazie a una speciale modificazione di mano e braccio trasformati in ala.
Hanno occhi piccoli e vista limitata, il loro udito invece è molto sviluppato. Mentre volano emettono degli ultrasuoni che, rimbalzando contro gli oggetti che incontrano, provocano un'eco permettendogli così di individuare gli ostacoli.
L'ala del pipistrello è diversa da quella di un uccello, infatti è costituita da una sottile membrana simile alla pelle. Il patagio (le ossa della mano e delle dita) è costituito da un sottile strato di vasi sanguigni e filamenti elastici tra due strati di pelle.
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saponaria |
Saponaria è un genere di piante della famiglia delle Caryophyllaceae.
Pianta perenne erbacea, provvista di rizoma strisciante, ramificato di colore bruno rossastro, cespugliosa; fusti eretti o ascendenti, glabri o leggermente pubescenti, talvolta legnosi alla base. Alta sino a 70 cm.
Gli steli sterili o semplici hanno foglie opposte, ovali, oblunghe e ricurve. Le inferiori brevemente picciolate , le superiori sessili e opposte ai nodi, ricoperte di peli corti o glabre, rugose sugli orli, con 3 nervature rilevate.
I fiori di colore rosa più o meno intenso, con 5 petali appena smarginati , calice violaceo, tubuloso e pubescente, sono riuniti in cime compatte alla sommità degli steli. Emanano un delicato profumo, soprattutto verso sera.
I frutti sono capsule oblungo-piriformi che contengono numerosi semi neri. |
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giunghi |
Queste piante vivono prevalentemente nelle zone umide e nelle stazioni paludose, non disdegnando i folti boschi ombrosi e le spiagge marittime. Dal loro portamento deriva la definizione di "tipo giunchiforme", caratterizzato da fusti nodosi o privi di nodi, esili, cilindrici, su cui si inseriscono le infiorescenze.
Le foglie possono essere o piane e lineari o cilindriche come i fusti, senza distinzione tra pagina inferiore e superiore; talvolta mancano del tutto, e vengono sostituite dai fusti nella funzione fotosintetica.
I fiori, poco appariscenti, sono disposti in pannocchie in cui i rametti laterali crescono di più di quello centrale; questa particolare infiorescenza si chiama "antela". In relazione alla impollinazione anemogama, tipica della famiglia delle Juncaceae, gli stigmi del fiore sono spesso piumosi. Si può avere inoltre una autofecondazione prima che i fiori sboccino (cleistogamia).
I semi dei giunchi hanno la proprietà di rammollirsi negli strati superficiali per la presenza di amidi, diventando appiccicosi a contatto dell'acqua; in questo modo aderiscono alle zampe degli uccelli palustri che li diffondono come fanno per altre piante di ambienti analoghi.
Fra le specie più comuni si ricorda lo Juncus inflexus e J. conglomeratus. |
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folaga |
La folaga (Fulica atra, Linnaeus 1758) è una specie della famiglia dei Rallidi.
La folaga dispone di un piumaggio nero, di un becco bianco e di una macchia bianca sulla fronte. Raggiunge una lunghezza di circa 38 cm. I maschi, riconoscibili dalla macchia un po' più grande, raggiungono un peso fino ai 600 grammi. Le femmine raggiungono un peso di 800 grammi.
Ha corpo di medie dimensioni, con una lunghezza di circa 45 cm; piumaggio di colore nero-azzurro sul dorso, nero sul capo, sul sottocoda e sulla coda, mentre le parti inferiori sono di colore grigio-lavagna. Il becco, relativamente piccolo, è di colore avorio. La sua caratteristica principale risiede nella conformazione dei piedi. Essi hanno dita allungate, ma non quanto quelle degli altri rallidi, con falangi portanti, su ciascun lato, espansioni carnose a contorno semicircolare e ricoperte, come del resto anche le stesse dita, di piccole squame.
Le folaghe sono ottime nuotatrici. Sulle loro forti gambe verdi si trovano membrane tra le dita. |
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consolida |
La Consolida maggiore è una pianta nota in erboristeria per la sua proprietà maggiore: la cicatrizzazione. La Consolida è utile in tutte le affezioni della pelle: infiammazioni, pruriti, ustioni, ferite più o meno profonde, piaghe, ulcere varicose che non cicatrizzano normalmente |
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salicornie |
La Salicornia glauca [(Delile) Ung.-Sternb., 1876], è un frutice della famiglia delle Chenopodiaceae (Amaranthaceae secondo la classificazione APG), comunemente diffusa su suoli salini presso stagni e paludi costiere. È una delle principali essenze che compongono la vegetazione alofita delle zone umide costiere.
L'habitus della salicornia glauca è molto simile a quello delle sue congeneri e di altre Chenopodiaceae alofite che si insediano nello stesso ambiente. Si confonde facilmente con l'Arthrocnemum fruticosum, da cui differisce per pochi caratteri e con il quale è spesso associata. La pianta ha un portamento cespitoso, formante un cespuglio fittamente e irregolarmente ramificato fin dalla base. L'altezza, in genere di pochi decimetri, può raggiungere anche gli 80-100 cm. I rami sono articolati, lignificati, di consistenza erbacea e carnosa nelle porzioni terminali, con articoli lunghi circa 1 cm. I rami sterili sono generalmente più lunghi di quelli fertili.
Durante la piena attività vegetativa, in inverno e primavera, la pianta ha una colorazione verde glauca (da cui il nome), mentre in estate e in autunno ha una colorazione con tinte rossastre.
Le foglie sono opposte; apparentemente assenti, sono in realtà ridotte a squame carnose saldate a formare una guaina che avvolge il ramo. Il margine della guaina è più alto e leggermente acuto in corrispondenza dell'apice delle due foglie, mentre è conformato a V aperta in corrispondenza della saldatura delle foglie.
I fiori sono poco appariscenti e riuniti in spighette di tre elementi, di colore all'inizio giallastro poi scuro in corrispondenza della maturazione dei frutti. Le spighette sono inserite in fossette formate negli articoli, da cui però sporgono vistosamente, e sono portate dai rami fertili inseriti sui rami dell'anno precedente. Il perianzio è ridotto, i fiori maschili sono provvisti di due stami.
Il frutto è leggermente allungato, di colore nero e lucente, completamente avvolto dal perianzio, che diventa carnoso. |
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cameneri |
Il camenèrio (Epilobium angustifolium L.) è una pianta erbacea della famiglia delle Onagraceae diffusa nelle zone temperate dell’emisfero boreale.
Ha un rizoma molto ramificato e un fusto eretto alto fino ad 1.50 m.
Ha foglie lanceolate che ricordano l'oleandro,l’infiorescenza ha forma piramidale e i fiori sono di colore fucsia. I frutti sono a capsula deiscente in quattro sezioni, contenenti i semi.
Il camenèrio cresce in zone rocciose ed è una delle prime piante a fiorire dopo un incendio o un bombardamento. Fiorisce nella seconda metà di luglio, motivo per cui è spesso chiamato fiore di sant’Anna. |
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scrofularie |
Famiglia: SCROPHULARIACEAE
Genere:Scrophularia
Scrophularia canina L.
Nome volgare:Ruta canina
Il nome del genere "Scrophularia" deriva dal termine latino medioevale "scrofulae" (scrofola), in quanto si credeva che la pianta fosse efficace contro la scrofolosi (Forma di tubercolosi delle linfoghiandole superficiali a decorso benigno).
Cespuglio di 4-5 dm con odore di cimice. Fusti eretti, glauchi, angolosi. Foglie con lamina triangolare (3-5 x5-10 cm) divisa in 7-9 segmenti a loro volta divisi in segmenti di 2° ordine, questi incisi dentati,larghi 2-3 mm. Fiori sub-sessili in cime (5-11 flore, all'ascella di foglie ridotte; calice con 5 lacinie arrotondate con ampio bordo membranoso bianco, intero; corolla 5-6 mm; frutto capsula 4-5 mm.
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agrimonie |
Agrimonia è un genere di 12-15 specie di pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Rosaceae, originario delle regioni temperate dell'emisfero settentrionale, eccetto una specie dell'Africa. L'altezza varia da 0,5 fino anche a 2m, con foglie seghettate, e fiori gialli disposti a spiga.
Le specie di Agrimonia sono anche piante nutrici di certe larve di Lepidotteri .
Il nome del genere pare derivi dal greco “árgemon”= “leucoma dell’occhio”, nome di una specie di papavero usato nell'antichità contro un mal d'occhi detto “arghema”, questo a indicare le proprietà che si attribuivano alla pianta nella cura delle affezioni oculari; “eupatoria” invece, viene dall’antico appellativo “eupator”, cioè di nobile nascita, dato a Mitriade re del Ponto (123-63 a.C.) uomo di grande cultura, che per primo seppe riconoscerne le virtù. Alcuni sostengono che il nome specifico della pianta, possa anche derivare da “hepatoria”, in quanto la pianta sarebbe attiva sul fegato.
pianta perenne, di aspetto erbaceo, munita di breve rizoma, ha fusto eretto, pubescente, semplice o poco ramificato, può raggiungere il metro d’altezza anche se generalmente non supera i 60 cm.
Nel primo anno di vita, questa pianta produce solamente una rosetta basale, successivamente con l’apparire del fusto, solo nella parte inferiore dello stesso, compaiono le foglie cauline. Queste foglie alla base sono munite di due stipole avvolgenti il fusto, sono picciolate, imparipennate, di forma ovale, con margine dentato, di colore verde scuro nella pagina superiore e grigio-biancastre in quella inferiore per la presenza di peli.
Il fusto termina in un lungo racemo spiriforme, i fiori peduncolati, hanno corolla giallo-uovo formata da 5 petali,obovato-ellittici. La base del fiore, legnosa e scanalata, porta una piccola corona di peli uncinati e duri che servono per facilitare la dispersione del frutto.
I frutti sono acheni, racchiusi nel calice che, essendo uncinato, favorisce la disseminazione perché si attacca al pelo degli animali che in questo modo lo trasportano.
Curiosità:
quella dell’agrimonia è una storia antica, già in stazioni neolitiche, sono state ritrovate grandi quantità di frutti di questa pianta.
Introdotto da Miriade Eupatore nel I secolo a.C. l’uso in fitoterapia, la si utilizzava per le applicazioni più svariate: morsi dei serpenti, problemi di vista, perdita di memoria.
È sempre stata un’erba usata per medicare le ferite: era infatti un ingrediente “dell’eau d’arquebusade”, una lozione francese che in origine era appunto applicata sulle ferite d’archibugio. |
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mignatta |
Ordine Hirudidea, sottordine Gnathobdellae, famiglia Hirudinidae. In greco la sanguisuga era detta bdélla, derivato dal verbo bdállø = mungere, succhiare, poppare. Sanguisuga deriva dal latino sanguis = sangue e sugere = succhiare. In latino classico era detta hirudo, un sostantivo femminile derivato, a quanto pare, dal verbo greco heirúø = estrarre, strappare, o dal suo equivalente erúø.
In italiano la è detta anche mignatta, un termine la cui etimologia è irta di punti interrogativi. Una delle ipotesi più allettanti potrebbe essere quella che ha un addentellato col dito mignolo, aggettivo ma anche sostantivo che potrebbe derivare da una trasformazione di minimus (piccolissimo) in mignimus, rinvenibile per esempio nel piemontese mignu = micio, mignìn = micino, passato a indicare anche il bruco o il verme. La sanguisuga infatti non solo ha l'aspetto di un verme, ma appartiene al phylum degli Anellidi, tanto come i lombrichi.
Da non confondere l'etimologia di mignatta con quella di mignotta, anche se pare possano condividere qualcosa. Mignotta, nel senso di prostituta, sgualdrina, deriverebbe dal francese antico mignotte, femminile di mignot, propriamente gattino (affine a mignon = carino, grazioso). Secondo altri mignotta sarebbe un volgarismo romanesco e da Roma è stato indubbiamente divulgato. Priva di fondamento documentario, ma molto diffusa, è la spiegazione così riassunta da F. Ravano (Dizionario romanesco, Roma, 1994): “L'origine del vocabolo risale a una popolare interpretazione dell'annotazione matris ignotae (di madre sconosciuta) apposta sui registri anagrafici del passato nei riguardi dei trovatelli, annotazione spesso abbreviata in m. ignotae e che, letta come una sola parola, passò a indicare una donna impossibilitata ad allevare un figlio dato il genere di vita condotta”. |
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lappe (bardana) |
La Bardana maggiore (Arctium lappa L., 1753) è una pianta erbacea, eretta e biennale, appartenente alla famiglia delle Asteraceae.
Il genere Arctium si compone di una mezza dozzina di specie, quasi tutte presenti in Italia e molto simili fra loro per cui facilmente sono confondibili. In natura esistono inoltre molti ibridi in quanto le singole specie sono interfertili
Il nome Arctium, come tanti altri, fu introdotto nella sistematica da Linneo, ma sicuramente l’origine è più antica. Arctium in greco vuol dire orso. Probabilmente si fa riferimento alla villosità e all’aspetto ispido della pianta.
Il nome della specie potrebbe derivare dal celtico: llap che in questa lingua vuol dire mano. Infatti il fiore, come una mano si attacca a qualunque cosa gli passi vicino.
Mentre un’altra etimologia lo fa derivare dal greco: labein (attaccarsi), riferendosi sempre al fatto che il frutto si attacca ai vestiti e ai peli degli animali.
La pianta risulta conosciuta fin dall’antichità. Si hanno notizie di antica data della sua coltivazione come ortaggio e pianta medicinale. |
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rododendro |
L'Azalea e il Rododendro sono piante appartenenti al genere Rhododendron (L. 1753[1]) della famiglia delle Ericaceae, originario dell'Eurasia e America. Il nome deriva dalle parole greche ῥόδον (rhodon, rosa) e δένδρον (dendron, albero). Tale genere comprende oltre 500 specie, infiniti ibridi e varietà, di piante arbustive, che vanno da 40 a 90 cm[2], con chiome a portamento aperto, grandi, ruvide, ovali[3] o lanceolate[2], di colore verde scuro lucido[2] superiormente, più chiare o di colore rugginoso sulla pagina inferiore, con il margine glabro e revoluto[4], fiori semplici o doppi[4], dai colori vistosi, campanulati, con lobi a volte ondulati, riuniti in grandi mazzi, alle estremità dei rami.[4] Fioriscono fra la primavera e l'estate, a seconda della specie.[3] Il genere Rhododendron è stato suddiviso in 8 sottogeneri.
Le Azalee, che appartengono ai sottogeneri, Pentanthera, rappresentato dal Rhododendron nudiflorum, e Tsutsusi, rappresentato dal Rhododendron tsutsusi, presentano chiome compatte e raccolte e foglie lanceolate di colore verde lucente, con grappoli di fiori dai colori vivaci, di tutte le sfumature del bianco, rosa, rosso, magenta, con alcune varietà a fiori bicolori.[2] Esse si distinguono dai rododendri principalmente per le dimensioni, decisamente più ridotte rispetto ai secondi[4], ma anche per le foglie, che nelle azalee non sono persistenti.[5]
In Italia si possono ammirare notevoli coltivazioni di rododendri e azalee ornamentali, nella zona dei laghi prealpini, negli splendidi giardini di Villa Taranto, Villa Carlotta e Villa Serbelloni. |
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piè corvino |
Ranunculus L. è un genere di piante erbacee dicotiledoni della famiglia delle Ranunculaceae, che comprende oltre 400 specie originarie delle zone temperate e fredde del globo.
Il nome del genere, usato da Plinio, deriva dal latino, e significa rana, in quanto queste piante prediligono i luoghi umidi e paludosi, habitat naturale degli anfibi
Sono piante erbacee annuali o perenni a volte con radici tuberose, a portamento eretto, strisciante o galleggianti sull'acqua, le foglie alterne sono intere o divise, i fiori solitari apicali riuniti in corimbi o pannocchie, i frutti sono acheni. |
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ippocastani |
L'ippocastano o castagno d'India (Aesculus hippocastanum) è un albero molto usato come ornamentale nei viali o come pianta isolata. Crea una zona d'ombra molto grande e fitta.
L'Ippocastano può arrivare a 25 - 30 metri di altezza; presenta un portamento arboreo elegante ed imponente. La chioma è espansa, raggiunge anche gli 8-10 metri di diametro restando molto compatta. L'aspetto è tondeggiante o piramidale, a causa dei rami inferiori che hanno andamento orizzontale. |
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picchio |
I picchi (Picidae, Vigors 1825) costituiscono la principale famiglia dell'ordine dei piciformi (Piciformes), ricca di oltre duecento specie ripartite su 28 generi.
I picchi sono ben conosciuti per la loro tecnica di martellare con il becco il tronco degli alberi, sia per alimentarsi con larve di insetti che per creare cavità dove nidificare. Il martellamento ha anche una funzione territoriale, per segnalare la propria presenza a possibili rivali. |
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aquilegia |
Aquilegia - genere delle Ranunculaceae, il cui nome deriva dal latino aquilegium (recipiente per l'acqua), comprende circa 70 specie, con numerosi ibridi e varietà orticole, di piante erbacee perenni, originarie dell'America, Asia e zone alpine dell'Europa, solo alcune sono africane, alte fino a 1 m ; con alcune specie spontanee in Italia sulle Alpi e gli Appennini, hanno fogliame leggero e finemente diviso, fiori leggeri con lunghi speroni colorati di bianco, azzurro, giallo, rosso, rosa, lilla, viola e avorio, chiamata volgarmente Colombina.
In Italia sono presenti, allo stato spontaneo, una decina di specie riunite in tre gruppi (Pignatti, 1982): gruppo di Aquilegia vulgaris (comprendente 4 specie), gruppo di A. alpina (comprendente 2 spp.) e gruppo di A. einseleana (comprendente 5 spp.).
Tra le specie più utilizzate come piante ornamentali nei giardini per bordure miste o gruppi isolati, industrialmente per la produzione del fiore reciso o per la coltivazione in vaso sui terrazzi, ricordiamo l'A. chrysantha di origine americana a fiore giallo; l'A. caerulea nordamericana con fiori bianchi e azzurri; l'A. flabellata originaria del Giappone a fiori bianchi; l'A. formosa della California con fiori gialli e rosa; l'A. vulgaris spontanea dei nostri boschi, con fiori azzurro-violacei, petali con sperone uncinato alta fino a 1 m ; altre specie spontanee sono l'A. atroviolacea con fiori piccoli di colore viola cupo; l'A. thalictrifolia alta 60 cm con foglioline pubescenti, viscide profondamente divise in tre lobi e piccoli fiori azzurro-violacei; l'A. alpina alta 80 cm con grandi fiori azzurri con speroni non uncinati. |
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trote |
La trota (Salmo trutta), un pesce di acqua dolce e marina appartenente alla famiglia dei Salmonidi dell'ordine dei Salmoniformes.
Simile al salmone, rispetto al quale è assai più tozza, ed agli altri salmonidi, ha corpo fusiforme leggermente compresso ai lati, con bocca grande (più piccola che nel salmone), pinna adiposa presente, pinne ventrali arretrate, pinna caudale a bordo diritto, ecc. La livrea cambia molto a seconda dell'ambiente in cui il pesce vive. Gli esemplari marini (trota di mare) sono argentei con poche macchiette scure a forma di X, simili a salmoni, così come gli esemplari di lago (trota di lago), i pesci di fiumi e torrenti, soprattutto montani (varietà fario), hanno invece colorazione molto più vivace, bruno verdastra od oliva, con numerosi punti neri, volacei, arancio e rossi e sfumature dorate, talvolta arancioni o gialle molto vistose, sui fianchi.
La trota di mare e quella di lago raggiungono e superano il metro di lunghezza mentre una fario di 50 cm è già molto rara.
Spesso si sente parlare di trota salmonata. Non si tratta di una sottospecie, ma solamente di trote il cui colore rosato della carne ricorda quello del salmone. Il colore dipende dalla dieta ricca di carotenoidi che, negli allevamenti, è spesso somministrata proprio per ottenere la colorazione rosata delle carni.
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zanzare |
Le zanzare (Culicidae Meigen, 1818) sono una famiglia di insetti dell'ordine dei Ditteri (Nematocera: Culicomorpha). Questa famiglia, che conta circa 3540 specie, costituisce il gruppo più numeroso della superfamiglia dei Culicoidea, comprendente insetti morfologicamente simili tra loro ma, ad eccezione dei Corethrellidae, incapaci di pungere. Caratteristica generale propria dei Culicidi è la capacità del particolare apparato boccale, presente esclusivamente nelle femmine, di pungere altri animali e prelevarne i fluidi vitali, ricchi di proteine necessarie per il completamento della maturazione delle uova. La presenza di diverse specie ematofaghe, associate all'Uomo e agli animali domestici e in grado di trasmettere alla vittima microrganismi patogeni, attribuisce ai Culicidi una posizione di primaria importanza sotto l'aspetto medico-sanitario.
La storia di questa famiglia è poco documentata. La maggior parte dei resti fossili rinvenuti fanno capo a specie congeneri, affini a quelle attuali, vissute nell'Oligocene e nell'Eocene, altri reperti risalgono invece al Miocene. L'origine della famiglia è comunque databile, come per la maggior parte dei Nematoceri, al Mesozoico, per quanto pochi siano i reperti fossili: i più antichi culicidi rinvenuti risalgono al Giurassico inferiore o, più recentemente, fra il Giurassico superiore e il Cretaceo |
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