Cap.17 |
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ginepro |
Juniperus (Ginepro) - genere delle Cupressaceae, comprende specie arboree e arbustive, tra cui molte spontanee della flora italiana e adatte alla selvicoltura.
Juniperus communis L. noto come Ginepro comune è un arbusto ramoso o alberetto sempreverde, alto da 1 a 10 m, con foglie lineari-aghiformi, pungenti, riunite in verticilli di 3. La pianta è dioica con piccole infiorescenze, quelle maschili sono piccoli coni ovoidali di colore giallastro, quelle femminili sono piccoli coni di colore verdastro. I semi maturano nell'autunno successivo all'impollinazione e sono racchiusi in una pseudobacca di colore brunastro chiamata galbulo; squamosa e pruinosa, è composta da 4 squame carnose saldate tra loro contenenti da 1 a 3 semi angolosi ricchi di un olio essenziale aromatico. È un arbusto comune in luoghi aridi, incolti o boschivi fino ad altezze di 2.500 m s.l.m., con alcune sottospecie adattate alle alte quote, dalle caratteristiche bacche aromatiche di colore blu. |
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barbagianni |
Il barbagianni (Tyto alba Scopoli, 1769) è un uccello notturno appartenente alla famiglia dei Titonidi.
Sono pallidi, dalle ali lunghe, dalle gambe lunghe, 33-39 cm in lunghezza con un'apertura alare di 80-95 cm. Hanno un volo oscillante quando si avvicinano ai pascoli o a simili terreni di caccia.
Ci sono alcune sottospecie che si distinguono nei colori delle loro parti sotto al corpo. Per esempio, il Tyto alba alba del'Europa occidentale è praticamente totalmente bianco sotto, mentre il Tyto alba guttata dell'Europa centrale è arancione. Tutte le sottospecie hanno parti superiori grigie e ocra. |
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scarafaggio |
I Blattoidei (Blattodea) sono un ordine di insetti comunemente noti come blatte o scarafaggi o faluche. L'ordine comprende oltre 4000 specie, divise in 6 famiglie. Sono insetti cosmopoliti, diffusi ovunque, tranne ai poli e alle altitudini superiori ai 2.000 metri. |
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topo di campagna |
Il Topo di campagna: (Mus agrarius) Della famiglia dei roditori, ha la bocca armata di sedici denti, occhi e padiglioni auricolari piuttosto grandi, coda lunga coperta di squamette cornee. Vive nelle campagne, cibandosi di piccoli semi, frutta e bacche. Ogni nidiata conprende 8-10 piccoli che sono in grado di riprodursi dopo 4 mesi. Dopo ogni parto inizia una nuova gestazione. |
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panìco |
Il panico verga (Panicum virgatum) è un'erba delle stagioni calde ed è una delle specie dominanti delle praterie di erba alta nell'America settentrionale. Si può trovare nelle praterie rimanenti, lungo le strade, nei pascoli e come pianta ornamentale nei giardini. Altri nomi comuni per essa sono erba Wobsqua, panico alto, blackbent (letteralmente nero piegato), erba di prateria alta, agrostis selvatico e erba paglia. |
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gazza |
La gazza o gazza ladra (Pica pica, Linnaeus 1758) è un uccello della famiglia dei corvidi. Il suo piumaggio è bianco e nero e ha dei riflessi che possono variare, a seconda della luce, dal grigio al verde metallico. I sessi non si distinguono esteriormente. Le gazze raggiungono un peso che va dai 200 ai 250 g e sono generalmente lunghe circa 45 cm.
Le gazze covano nei loro nidi costruiti sugli alberi, e da lontano si comportano come fossero esaminati. Depongono dalle 4 alle 8 uova per volta. I genitori si curano della prole per 22-24 giorni, dopodiché i piccoli diventano atti al volo.
La fama di ladre che portano le gazze è del tutto ingiustificata. Le gazze sono infatti attratte dagli oggetti luccicanti, cosa che hanno in comune con molti uccelli rapaci. La fama di ladre, la si può riscontrare anche nella famosa opera di Gioacchino Rossini, La gazza ladra (1817). Ricerche hanno dimostrato che, su 500 nidi di un parco, in nessuno è stato trovato alcun oggetto luccicante. La loro fama forse è da attribuirsi al fatto che spesso sono state osservate mentre nascondevano oggetti metallici, o forse perché per natura depredano i nidi degli altri uccelli.
Tra le specie avicole le gazze si contraddistinguono per essere particolarmente intelligenti. Insieme all'uomo, ai primati e ai delfini è uno degli animali in grado di riconoscersi in uno specchio (cosiddetto autoriconoscimento). |
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ape |
Apis è un genere di insetti sociali della famiglia delle Apidae. È l'unico genere della tribù Apini.
Due delle specie comprese nel genere possono essere allevate dall'uomo ovvero Apis mellifera e Apis cerana.
L'Apis mellifera, diffusa in tutti i continenti ad esclusione delle zone artiche ed antartiche, è l'unica conosciuta in Europa.
Originaria del vecchio mondo, Europa, Africa e parte dell'Asia, fu introdotta nei continenti americano e australiano. Fu classificata da Carolus Linnaeus nel 1758 con il nome Apis mellifica, per tale motivo, nonostante sia oramai utilizzata la nuova nomenclatura, alcuni autori utilizzano la denominazione originaria.
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digitale |
È una pianta erbacea biennale.
Le foglie sono arrangiate a spirale, semplici, lunghe 10-35 cm e larghe 5-12 cm, di colore grigio-verde, curve verso il basso, con un margine finemente dentellato; nel primo anno formano una rosetta serrata a livello del terreno.
Il fusto fiorito si sviluppa nel secondo anno, e raggiunge una altezza di 1-2 m.
I fiori sono disposti in grappoli terminali, e sono tubulari, pendenti, di color rosso porpora (ma esistono varietà in cui il fiore è rosa, giallo o bianco).
Il frutto è una capsula che giunto a maturità si apre liberando numerosi semi molto piccoli (0.1-0.2 mm)
L'uso di estratti della Digitalis purpurea per il trattamento dello scompenso cardiaco fu descritto per la prima volta da William Withering.
Le foglie di questa pianta contengono infatti alcuni glicosidi farmacologicamente attivi (digitossina e digossina) che hanno potenti effetti sul cuore: aumentano la forza di contrazione del muscolo cardiaco (effetto inotropo positivo) ed hanno proprietà antiaritmiche. Sono principalmente indicati nella terapia dell'insufficienza cardiaca; tuttavia le stesse sostanze, se assunte in dosi eccessive, possono causare seri problemi, quali aritmie e blocchi cardiaci, talora letali. È inserita nell'elenco delle piante officinali spontanee soggette alle disposizioni della legge 6 gennaio 1931 n. 99.
La digitale è un classico esempio di farmaco derivato da una pianta usata un tempo come rimedio dalla medicina popolare: in erboristica si è ormai abbandonato il suo uso a causa del suo basso indice terapeutico e della difficoltà nel determinare la dose attiva. Inizialmente, una volta accertata l'utilità della digitale nel regolarizzare il polso, la pianta venne impiegata per curare un gran numero di patologie, compresa l'epilessia e altri disturbi convulsivi. Ora per queste indicazioni l'uso della digitale è considerato inadeguato. |
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